CORSO SCIALPINISMO 2018

Scuola di:
ALPINISMO E SCIALPINISMO della provincia di Sondrio        L.BOMBARDIERI

Il corso si rivolge a coloro che, disponendo di una sufficiente padronanza delle tecniche di discesa su pista, si accostano per la prima volta allo scialpinismo.
Finalità del corso è l’acquisizione delle basi tecniche per affrontare la montagna con gli sci con la dovuta preparazione e la giusta consapevolezza dei rischi, senza trascurare gli aspetti ecologici e morali. Oltre all’apprendimento delle tecniche di salita e discesa “fuori pista”, il corso comporta lo studio di nozioni tecniche che troveranno verifica nelle esercitazioni, guidate da istruttori qualificati.
L’ammissione al corso sarà effettuata tenendo conto di un uscita in pista per verificare l’equipaggiamento e la tecnica di discesa.
Il corso si svolgerà con un minimo di 5 ed un massimo di 20 iscritti.
Le mete delle uscite saranno decise di volta in volta sulla base delle condizioni meteo e di innevamento.

Equipaggiamento individuale: sci muniti di attacco da scialpinismo, bastoncini, pelli in tessilfoca adesive, zaino, rampanti, unitamente all’abbigliamento idoneo alla montagna.

Costo d’iscrizione: 150 euro

Nel costo è compreso il manuale tecnico e l’uso del materiale della sezione (ARTVA, pala, sonda).

Per avere la copertura assicurativa personale infortuni e r.c., è obbligatorio essere in regola con il tesseramento C.A.I. 2018

INFORMAZIONI E ISCRIZIONI

DIRETTORE: Enrico Bertoli
VICEDIRETTORE: Franco Scotti

Lezioni teoriche in sede CAI al venerdì sera alle ore 21,00 o al sabato sera alle ore 18,00.
Esercitazioni pratiche nelle domeniche successive

Per informazioni e iscrizioni:

enrico.bertoli@enel.com cell. 388 7913988

LA VIA PRIULA (storia)

La via Priula è un elemento essenziale per comprendere la particolarissima storia della comunità di Albaredo, e soprattutto i forti legami che l’hanno rinsaldata, nei secoli scorsi, con Venezia. Tutto comincia nell’ultimo decennio del Cinquecento, quando i Veneziani, interessati ad una via commerciale che congiungesse i loro domini (che da Venezia si estendevano ininterrottamente fino al crinale orobico, quindi al passo di S. Marco) al nord Europa, passando per la Valtellina (per aggirare il milanese, sotto la dominazione spagnola, loro ostile, che aveva intensificato la navigazione dell’Adda ed il controllo del Lario), decisero, anche alla luce dei rapporti politici non cattivi con le Tre Leghe, di promuovere la costruzione di un nuovo tracciato che passasse proprio per il passo di S. Marco e la Valle di Albaredo. Fu il podestà veneto di Bergamo Alvise Priuli a caldeggiare questa nuova via ed a curarne, previo accordo con il governo delle Tre Leghe, la costruzione, nell’arco di un biennio circa (1590-92): in suo onore essa venne, dunque, battezzata “via Prìula”.
La strada, aperta nel 1592 dal capitano Zuane Quirini, fu percorsa da intensi traffici, soprattutto dopo che Venezia ebbe stretto, nel 1603, il trattato di alleanza con le Tre Leghe del settembre 1603. Sulla base di tale trattato la Serenissima concedeva, infatti, l’esenzione dai dazi sia alle merci prodotte in Italia ed esportate attraverso il passo di San Marco, sia a quelle valtellinesi e grigionesi esportate a Venezia. La strada, uscendo da Bergamo, passava per Zogno, Piazza e la Val Brembana, saliva al passo di san Marco per poi scendere a Morbegno, il che rendeva assai vantaggiosa l’utilizzazione di tale via. La strada, larga tre metri, era percorribile fino a Mezzoldo ed oltre Albaredo da “birozzi” (birocci), ovvero carri a due ruote; nel tratto intermedio, che scavalcava il valido di S. Marco, con animali da soma a pieno carico.
Si trattava di un manufatto ben costruito e tenuto, grazie ai numerosi muri di sostegno, canali di scolo, parapetti, piazzole di sosta, fontane e siti di sosta per il riposo. Non costituiva per Venezia un’insidia, in quanto dal punto di vista militare era facile da presidiare: bastavano un centinaio di soldati disposti nei punti strategici per bloccare eventuali invasioni di eserciti nemici e proteggere i mercanti; gli otto ponti sul torrente Bitto, costruiti per servirla, inoltre, in caso di necessità potevano essere distrutti, bloccando l’avanzata dei nemici. A Mezzoldo e ad Albaredo furono edificate una dogana e una stazione di posta. Appena sotto il passo di san Marco (che proprio da allora venne dedicato al santo protettore di Venezia e che era uno dei più bassi ed agevoli sull’intero arco orobico), sul versante della bergamasca, fu eretto un rifugio a due piani, con stalle e locali di ristoro, il cui edificio è ancora oggi conservato ed adattato a rifugio (Rifugio Casa Cantoniera Ca’ San Marco); ai gestori del rifugio toccava, oltre al compito di ospitare mercanti e soldati, anche quello di tenere aperta e pulita la strada durante l’inverno.
Dobbiamo tener presente che in quel periodo la pulizia invernale era più agevole di quanto non lo sia ora: le condizioni climatiche, sul finire del Cinquecento, risentivano, infatti, di un innalzamento medio sensibile delle temperature che si estese dal Medio-Evo ad almeno tutto il Seicento e che permetteva, per esempio, di coltivare le patate, in val d’Orta, nella Valle di Albaredo, a 1700 metri di quota. Questo dato di storia del clima aiuta a comprendere la vitalità di una via commerciale così alta e, nel contempo, la sua successiva decadenza, quando, fra i secoli XVIII e XIX, le condizioni climatiche mutano decisamente e si va incontro ad una sorta di piccola glaciazione. I resoconti del volume di traffici che sfruttavano la via Priula testimonia questa vitalità: “…dalla valle transitano i ricchi convogli di mercanzie da e per Venezia, 684 colli di merce varia dall’Italia verso l’Europa centro-occidentale e 784 in direzione inversa… (da un rapporto segreto citato nell’opera di Patrizio Del Nero “Albaredo e la Via di San Marco”, Editour, 2001). Ecco qual è l’origine di quei rapporti saldissimi fra Albaredo e Venezia, i cui segni colpiscono ancora chi si trovasse a visitare il paese orobico e sostasse nella sua centrale piazza… S. Marco, dove la statua del leone, simbolo dell’Evangelista, è posta quasi a guardia della chiesa e dove un dipinto collega idealmente questa piccola piazza orobica alla più illustre ed universalmente nota piazza di Venezia.”
Del primo tratto della via, prima che fosse tracciato quello più impegnativo che sale al passo, e dei nuclei che vi si trovano parla anche Feliciano Ninguarda, vescovo di Como di origine morbegnese, nel resoconto della sua visita pastorale del 1589: “Sul monte sopra Morbegno lungo la strada verso la giurisdizione di Bergamo, distante due miglia da Morbegno c’è la frazione di Valle con quaranta famiglie tutte cattoliche, dove esiste la chiesa di S. Matteo apostolo, il cui rettore è il sacerdote Melchiorre di Appiano diocesi di Milano. A mezzo miglio a sinistra della frazione si trova Arzo con quarantacinque famiglie tutte cattoliche, con la chiesa di S. Giovanni Battista, unita alla chiesa di Valle. Vicino c’è Tertusei con sei famiglie cattoliche parimenti soggetto a detta chiesa e a destra non lontano dal villaggio di Valle c’è Campo Erbolo con circa trenta famiglie, soggetto alla ricordata chiesa di S. Matteo. Sullo stesso monte a un miglio oltre Campo Erbolo c’è Albaredo con sessanta famiglie tutte cattoliche, con la chiesa vicecurata dedicata a S. Rocco; ne è rettore il sacerdote Giovan Battista Quadrio Peranda di Morbegno”.
Nella “Guida alla Valtellina” del 1884, edita dal CAI di Sondrio a cura di Fabio Besta (II ed.), si legge: “Una strada di recente costrutta, quasi carrozzabile, lascia Morbegno e con brevi e numerosi andirivieni, attraverso vigneti e selve, sale le falde del monte, fino a entrare nella valle del Bitto per la pendice orientale, al di sopra del profondo e dirupato burrone per cui essa trova sbocco. Poi in ripida salita, passando attraverso vari casolari, e sempre per luoghi ameni, conduce ad Albaredo (800 m.) (421 ab.). di là una strada mulattiera ben tenuta sale ancora per poco fino ai casali di Sarten e alla Madonna delle Grazie, poi, abbassandosi, raggiunge il torrente che scende dalla Valle Pedena… , quindi, attraversando con varie giravolte una stupenda foresta di abeti e larici, sale al dosso Cerico, casolare in amenissima posizione. Poscia continua addentrandosi nella Val d’Orto fino al passo (1826 m. ), in prossimità del quale vi ha una cantoniera o casa di rifugio detta Ca di San Marco, dove i viaggiatori possono trovare conforto di cibo e qualche letto per riposare. Da Ca di San Marco, per la Val Mora, si scende ad Averara, e quindi a Olmo sul Brembo, e di là a Piazza, a S. Pellegrino e a Bergamo. Da Morbegno al passo occorrono circa cinque ore e mezza di cammino; dal passo a Olmo circa tre ore. La Strada di San Marco, dichiarata provinciale, è mantenuta lungo la Valle del Bitto a spese dell’intera Provincia. Essa è la migliore e la meno alta fra le varie strade che attraversano la catena Orobia. È tuttavia molto frequentata: in passato, prima della costruzione della strada carrozzabile da Lecco a Colico, era frequentatissima giacchè per essa passavano le mercanzie che da Venezia e dallo Stato Veneto si importavano nella Svizzera e Germania orientale per i valichi dello Spluga, del Septimer e del Maloja.”
I segni di questa gloriosa via non sono interamente cancellati; anzi, possiamo ripercorrerne ampi tratti, dedicando due giornate nella salita da Morbegno al passo di San Marco. Percorrerla significa immergersi in una storia non lontana, che mostra ancora segni profondi nei luoghi che attraversiamo, ma anche porsi nella condizione di scoprire molte delle bellezze della valle del Bitto di Albaredo, che offre una varietà di possibilità escursionistiche molto più ampia di quanto si sospetterebbe.

ALTA VIA DEI MONTI LIGURI

Domenica 17 settembre 2017

Gita escursionistica alta via dei monti liguri

 

Gita escursionistica sui sentieri delle Alpi Liguri, nel retroterra di Arenzano (ponente genovese). Si tratta di un percorso in una zona di grande interesse ambientale (geoparco mondiale UNESCO del Beigua, la più vasta area naturale protetta della Liguria) ed estremamente panoramica; è infatti il tratto di crinale in cui le Alpi sono più vicine al mare, permettendo quindi ampie vedute che possono arrivare sino alla Corsica nelle giornate più terse.

Ritrovo: Morbegno, ore 6,00 Piazza Stazione
Dislivello in salita: 900 m
Difficoltà: E
Attrezzatura: da escursionismo di media montagna
Tempo di percorrenza: 5 ore complessive
Programma: 
– ore 10,00 inizio escursione nel Parco del Beigua con pranzo al sacco
– ore 16,00 rientro ad Arenzano
– sosta in spiaggia (possibilità di bagno)
– ore 18,00 Partenza per Morbegno
– rientro previsto verso le ore 22,00
Quota di partecipazione: 25 Euro per il pullman (min.30 persone)
Iscrizione: obbligatoria, entro mercoledì 13 settembre, via e-mail info@caimorbegno.org oppure contattando:
Alessandro 349 4661875
Marco 348 9491422

 

ESTATE SULLE DOLOMITI (programma)

WEEKEND 31 AGOSTO – 3 SETTEMBRE 2017

PROGRAMMA:

1° GIORNO giovedì 31/08 partenza ore 9,00 da P.zza S.Antonio a Morbegno con mezzi propri, sosta alle ore 12 a Cless (TN) in Val di Non ( spuntino), arrivo a Pozza di Fassa per le 15,00 e sistemazione presso l’albergo Montana (www.hotelmontana.tn.it)
Passeggiata tonificante post viaggio per il paese o su due itinerari:
Malga Aloch – Pozza
Re Laurino Pozza-Pera

2° GIORNO venerdì 01/09  gita sul Catinaccio:
– Giro del monte Catinaccio e via ferrata del Passo Santner (EEA)
– Escursione dal Rifugio Gardeccia al Rifugio Vajolet (E), fino al Passo Santner (EE)
– Escursione al Passo Principe (E)
– Torri del Vajolet, Stabeler via normale (IV° arrampicata)

3° GIORNO sabato 02/09 gita Passo Sella/Passo Pordoi
– Sassopiatto (giro del Sasso Piatto) dal Passo Sella (E)
– Sass de Mezdì e Anter Sass da Plan de Schiavanes (EE)
– Città dei sassi al Passo Sella (falesie di arrampicata)

4° Giorno domenica 03/09
– Lagusèl il giro da Pozza di Fassa
– Rientro in Valtellina nel primo pomeriggio

Gli itinerari proposti possono subire delle variazioni in base alle condizioni meteo e alle volontà dei partecipanti.

Attrezzatura: da escursionismo in alta montagna, casco imbrago e kit da ferrata (per le escursioni che lo prevedono), attrezzatura  d’arrampicata per vie o falesie presenti in zona.

 

 

Anello dello SPADOLAZZO

GITA ANNULLATE PER BRUTTO TEMPO

                                             

                                                     PIZZO SPADOLAZZO 2720 m

Ritrovo: Morbegno, domenica 6 agosto ore 7,00 P.zza S.Antonio (mezzi propri)

Il Pizzo Spadolazzo 2720 m, al centro fra la Valle di S. Giacomo e la Val Niemet, circondato da Cime più note che superano i 3000 m è uno dei punti panoramici di maggior pregio della zona.

La via di salita “normale”, risale la cresta Sud Est proveniente dal Passo Emet; per scendere però, in direzione del Passo dello Spluga, fino al Passo Suretta. Possibilità di scendere in Svizzera nell’isolata Valle Ursaregis, alla cui testata si trova il Lago Ghiacciato. Una meravigliosa traversata sotto il versante Nord Est dello Spadolazzo, ci ricondurrà al punto di partenza.

Località di Partenza –

Stuetta di Montespluga (SO) (1905 m s.l.m.) per il rifugio Bertacchi

Dislivello – 900 m          Difficoltà – E / EE       Tempi di percorrenza – 6 ore per l’intero anello.
Attrezzatura: da escursione di alta montagna

 

 

PIZZO TRESERO

 

                             Pizzo Tresero – 3594 m

 Per domenica 23 luglio, è prevista l’uscita alpinistica al Pizzo Tresero,  una vetta del gruppo Ortles-Cevedale e della famosa traversata delle “13 cime” del Ghiacciaio dei Forni.

      RELAZIONE
(via normale dal Passo Gavia)

Descrizione della salita:

Di fronte al Rifugio Berni (q. 2541 m) parte il sentiero segnalato con il N.25 che si segue, dopo aver attraversato un ponte che scavalca un torrente, in falsopiano e che con leggeri saliscendi porta, dopo cica una decina di minuti, ad un bivio con tabelle che chiaramente indicano i vari sentieri. Noi seguiamo il sentiero N.41, che dopo un po´, in leggera discesa, ci porta ad un ponte, chiamato dell´amicizia, e che attraversa il torrente che scende dalla Vedretta del Dosegù. Ora il sentiero, sempre ben evidente e ben segnalato, comincia a risalire le balze moreniche poste ai piedi della cresta sud-ovest della nostra cima, fino ai piedi di un anfiteatro morenico che si attraversa in piano (ometti) e che in fondo al quale comincia la salita sul ghiacciaio. Dapprima si risale ripidamente questo primo tratto di ghiacciaio (sulla nostra sinistra si può scorgere il Bivacco Seveso, posto proprio sulla cresta), poi tenendosi sempre nei pressi delle rocce alla base della cresta si prosegue con minore pendenza superando poi un costolone di roccia che scende dalla cresta e raggiungendo a sinistra un ripido nevaio che, seguendolo fino all´apice ci porta sulle rocce di cresta. Il passaggio per montare sulla cresta dal nevaio, essendo costituito di un piano inclinato piuttosto avaro di appigli, è stato attrezzato con una catena. E´ comunque un passaggio di pochi metri, dopo i quali si è sulla cresta, la quale inizialmente è piuttosto stretta ed esposta, ma via via diviene più agevole e in pochi minuti ci porta in vetta dove ci attende una grande croce.

Discesa:

Come per la salita.

Ritrovo: ore 5,30 Piazza S.Antonio (mezzi propri)
Dislivello: 1100 m
Difficoltà: F+
Attrezzatura: 
da alpinismo (imbrago con cordino e moschettone, picozza, ramponi e casco)
Iscrizione: obbligatoria, entro venerdì 21 luglio in sede, via mail info@caimorbegno.org, o contattando:
Emil 339 6226883
Francesco 342 0087057

Via Ferrata “Sentiero dei Fiori”

                                                          RELAZIONE

Il percorso attrezzato che, ad oggi, si snoda dal Passo Castellaccio a Passo Pisgana, ricalca la via di arroccamento che gli Alpini utilizzarono durante la prima Guerra Mondiale per collegare le postazioni installate in cresta. Il percorso è, nel tempo, in continuo sviluppo ed attualmente è caratterizzato dalla possibilità di interromperlo in 4 punti che nello stesso tempo ne identificano anche le diverse difficoltà del percorso stesso. Il nome “sentiero dei Fiori” non deve trarre in inganno in quanto si tratta di una via d’alta montagna sviluppata alla quota media di 3000mt da affrontare con adeguata attrezzatura e preparazione in particolare se si pianifica di chiudere l’escursione ad anello e di affrontare il lungo tratto da cima Payer a Passo Pisgana.
Per la nostra gita di domenica 16 luglio, valuteremo sul posto in base all’affluenza di alpinisti e le tempistiche se chiudere la ferrata con la prima uscita al bivacco Lagoscuro oppure con la seconda dopo il passo Lagoscuro.

AVVICINAMENTO

Saliti al Passo Paradiso tramite gli impianti, si segue la traccia di sentiero n.44 -continui segnavia colorati- ,che passa nei pressi di un monumento ai caduti, fino a portarsi sotto le morene del Passo del Dito e del Passo Castellaccio (sulla destra della conca guardando il ghiacciaio Presena). In salita inizialmente tramite salti rocciosi poi lungo sentiero si raggiunge il Passo del Castellaccio-2960 m-1.15 h. Poco sotto il Passo si trovano ancora numerosi resti di filo spinato che era stato collocato per rendere difficoltoso l’accesso al Passo da parte austriaca. Dal Passo, la visuale si apre sull’ampio ghiacciaio del Pisgana  ed una parte della cresta lungo la quale si sviluppa la via. Il “Sentiero dei Fiori” inizia qui, così come evidenziato dalla segnaletica  e cartellone storico-descrittivo  che si ritroverà lungo il percorso nei punti di maggior interesse.

LA FERRATA

  Indossato l’equipaggiamento si inizia la cresta superando pochi metri di materiale detritico, e si perviene da subito nei pressi di una postazione di artiglieria  dalla quale inizia una lunga cengia attrezzata con cavo e catena. La prima parte della cengia è caratterizzata da un lieve sali-scendi aiutati anche dalla presenza di alcune staffe metalliche mentre la seconda parte è “ricca” di passerelle in legno che seguono orizzontalmente lo sviluppo della parete e proprio da una di queste passerelle  (facoltativo) è possibile deviare nettamente in verticale ed in forte esposizione per alcuni metri, con l’ausilio di una serie ravvicinata di staffe, in direzione del “nido d’aquila”  ex postazione di vedetta ora suggestivo punto panoramico. Nella parte alta di questa deviazione vi sono alcune facili roccette attrezzate con cavo. Ritornati sulla cengia, si superano le passerelle  raggiungendo il “Gendarme di Casamadre”  dal quale, ora, parte la prima lunga passerella metallica (75mt). Alcune staffe agevolano l’accesso alla passerella al termine della quale, un imponente ancoraggio permette l’attacco della seconda (55mt) . Queste 2 nuove passerelle sono comunque ancora oggi aggirabili utilizzando la galleria costruita nel 1918 (67mt) il cui ingresso si trova pochi metri prima dell’inizio della passerella più lunga  e si ricongiunge al termine della seconda passerella  attraverso una breve cengia (indispensabile l’ausilio di una torcia).
Si riparte in leggera salita , si aggira uno spigolo  e si raggiunge la parte alta della cengia  dalla quale si perdono alcuni metri con l’ausilio di alcune staffe metalliche  arrivando in un tratto della via dove si trova facilmente neve anche in tarda stagione. Da un bel pulpito panoramico  inizia un lungo sentiero non attrezzato  che attraversa anch’esso pendii talvolta innevati  in direzione di uno spigolo da superare con l’ausilio di alcune staffe, siamo ancora nel tratto di cresta che sovrasta la conca Presena così come si può vedere da una interruzione momentanea della cresta . Si salgono alcune roccette attrezzate, senza particolari difficoltà eccetto la solita possibilità di trovare tratti innevati , si risalgono alcuni massi instabili , ci si cala su un comodo sentiero  e si raggiunge in breve la capanna Lagoscuro  (bivacco Amici della Montagna) proprio sotto la cima del Corno Lagoscuro -3165 m- raggiungibile con una brevissima deviazione. Dal bivacco, aperto solo in presenza dei responsabili, si scende in direzione del Passo Lagoscuro e dopo alcune roccette si trova, a sinistra, all’altezza di una forcellina, una segnaletica che permette di interrompere la via e scendere in direzione di Capanna Presena -1.00h- evitando il ghiacciaio.(1° possibilità di chiusura della ferrata)
Continuando verso Passo Lagoscuro si superano alcuni massi, traccia di sentiero, una gradinata di roccia artificiale  ed in circa 40′ dal bivacco si toccano le fortificazioni del Passo -2970mt-.
Qua termina la parte più frequentata del “Sentiero dei Fiori” ed in un certo senso quella tecnicamente meno impegnativa. Da qui vi è la possibilità di chiudere “calandosi” in direzione del sottostante Lagoscuro -1.00h- e successivamente in risalita verso Passo Maroccaro -40′- si raggiunge il ghiacciaio Presena (nevaio) scendendo dal quale -30′- si raggiunge poi Capanna Presena con possibilità di continuare in seggiovia fino a Passo Paradiso (2° possibilità di chiusura della ferrata).
La nostra gita per ragioni di tempistica e difficoltà tecniche non può andare oltre.

Ritrovo: Morbegno, ore 6,00 P.zza Stazione
Dislivello in salita: 600 m 1° anello, 800 m 2° anello (quota max 3166 m)
Difficoltà: EES
Attrezzatura: alpinistica (casco, imbrago, set da ferrata, un moschettone a ghiera  e cordino, ramponi )
Quota di partecipazione: 25 € per viaggio in pullman e funivia
Iscrizione: obbligatoria, entro mercoledì 12 luglio, in sede, via e-mail info@caimorbegno.org
oppure contattando
Marco 348 9491422

 

PIZZO RACHELE (relazione salita)

Descrizione della salita:

A Chiareggio si attraversa il torrente Mallero sopra un ponte e si imbocca, verso destra, la pista sterrata che conduce ai rifugi. Dopo un primo tratto quasi pianeggiante la pista entra in Val Ventina. Ignorando nel prosieguo le deviazioni a sinistra e a destra, si supera il gradone della valle con un lieve strappo e si arriva al Rifugio Gerli-Porro (q. 1965 m) e poco più avanti al Rifugio Ventina (q. 1975 m, h 1,00 da Chiareggio). È un posto davvero idilliaco e molto frequentato la piana valliva dell’Alpe Ventina, con le larghe anse del torrente, il ghiacciaio con le sue alte morene laterali e le numerose vette che coronano la valle. Tra queste fa bella mostra di se stessa la nostra meta, il Pizzo Rachele.
Dai rifugi è ben individuabile anche l’intero percorso di salita, che si svolge lungo la piana valliva, sulla morena del ghiacciaio, sul ripido pendio detritico che adduce al Passo Ventina ed infine lungo la cresta NNE. Quindi, seguendo i numerosi segnali triangolari gialli dell’Alta Via della Valmalenco e le bandierine, dal Rifugio Ventina si prosegue con percorso pianeggiante in prossimità di un ramo del torrente, su grossi massi di ganda. Si inizia poi a salire lungo il fianco della morena del ghiacciaio, fino a raggiungere la sommità della stessa. Senza perdere dislivello si traversa poi a sinistra e si inizia a risalire l’erto pendio che conduce al Passo Ventina, i segnali sono sempre ben visibili.
La prima metà del pendio è formata da detriti di medie dimensioni, fino ad una conca innevata (ben individuabile nell’immagine principale), dove i segnali per ovvi motivi sono assenti. Essi proseguono sulla destra della conca e ci guidano con numerosi zig-zag sulla seconda metà del ripido pendio, fino a raggiungere il valico sopra citato (q. 2675 m). Inizia ora l’ascesa lungo la cresta NNE della nostra montagna. Inizialmente la cresta è larga e rocciosa, poi, seguendo gli ometti di pietre, si effettuano degli aggiramenti sulla sinistra, fino ad un intaglio. La breve discesa non comporta particolari difficoltà, ma la risalita, che si affronta un poco a destra del filo di cresta, presenta un passaggio di III+. È un breve ma ostico risalto che in discesa si supera con una doppia, in loco sono presenti diversi cordini per la calata.
A questo passaggio fanno seguito delle fasce trasversali di rocce, comunque superabili lungo delle fessure. Si risale poi un lungo pendio di sfasciumi che conduce ad un largo risalto quasi verticale della cresta. Questo viene superato per un canaletto diedro (II+) posizionato nel settore di destra del risalto. Il canaletto è ben appigliato ma all’uscita c’è una placchetta esposta. Anche qui è meglio affrontare la discesa con una breve doppia. Poco più avanti bisogna aggirare a destra uno spuntone roccioso, sfruttando una cengia un po’ stretta e poi un canaletto detritico che riporta in cresta, precisamente sull’anticima. Bisogna ora affrontare gli ultimo 50 metri di cresta altalenante ma abbastanza agevole che conduce in vetta.

PIZZO STELLA (gita alpinistica)

ITINERARIO

Salita:
Prima parte.

Partenza: 1440 m località Le Soste
Arrivo: 2042 m Rifugio Chiavenna
Profilo altimetrico: 650 m circa in ripida salita
Tempo medio di percorrenza: 1 ora e 40’
Tipo ambiente: sentiero alpino
Difficoltà: Turistica
Segnaletica: bandierine rosse e bianche, indicazione segnaletica C3
Recapito rifugio: tel. 0343.50.490, proprietà del C.A.I. Sezione di Chiavenna;

Lasciata l’auto si prosegue lungo strada (mulattiera) per circa 1 km, percorrendo il lato destro orografico del torrente Rabbiosa, giungendo dopo circa 20’ di percorso in prossimità dell’inizio del vero e proprio sentiero, immerso tra i larici, imboccabile sulla sinistra. In prossimità di un grosso sasso strapiombante sulla destra del percorso (faccia a monte) ha inizio il vero e proprio sentiero alpino il quale, in circa 1 ora e 20’, accompagnato da ripide balze e numerosi tornanti, conduce infine con un tratto a mezza costa verso destra in prossimità di un ruscelletto. Da qui si intravede la forcella che attraverseremo per immetterci nell’altopiano dell’Alpe Angeloga. Si prosegue su terreno meno impervio, laddove gli arbusti cedono il posto a sempreverdi, prati e “sassoni” e si entra nella bellissima piana dell’Angeloga, solcata al suo centro da un quieto ruscello. In 15’ si giunge al rifugio chiavenna, 2042 m.

Seconda Parte
Quota di partenza: 2042 m (Rifugio Chiavenna)
Quota Cima: 3163 m (Vetta Pizzo Stella)
Profilo altimetrico: 1121 m in continua salita
Tempo medio di percorrenza: 3 ore e 30’ – 3 ore e 45’
Tipo ambiente: ganda, pietraia, cresta innevata
Difficoltà: Alpinistica Facile (F) – brevi tratti in esposizione nel tratto finale e pochi passaggi di I-II° UIAA.
Segnaletica: ometti in pietra, radi bolli arancioni, alcune segnalazioni in vernice bianca.

Aggirato il lago sulla sua sponda orientale (sinistra) si procede su evidente traccia di sentiero verso sud sud-est. A quota 2400 m. circa il percorso piega verso sud (destra) puntando con decisione su ganda verso la cresta Ovest del Pizzo Stella. Si prosegue sull’evidente tracciato (assenza di indicazioni a vernice) sino a passare al di sotto di una parete verticale. Si sbuca su pietraia e si procede sempre più in direzione sud giungendo ad un ampio macereto (erba a stagione inoltrata, fanghiglia o neve ad inizio stagione). Evitare di seguire gli ometti più evidenti (che inducono a pensare che il tragitto percorra un cerchio ampio verso sinistra avvicinandosi al canalone nord del Pizzo) ma procedere sempre verso sud attraversando un gruppo di pietre “arrugginite”, per discendere brevemente e guadare il piccolo e torbido ruscello di fusione. Un tempo l’ampio vallone era occupato dalla vedretta dei Morteé, attualmente ne rimangono umili ricordi. Sostanzialmente il percorso compie una lunga diagonale verso destra (direzione sud-ovest). Seguire gli ometti in pietra verso sud sino a quando tracce di sentiero conducono verso sud-est e poi sud in rapida ascesa verso il contrafforte settentrionale della cresta Sud-Ovest, la famosa Cresta del Calcagnolo (a destra, faccia a monte, rispetto ad un tormentato canale di scolo, visibile già dal rifugio alla destra del noto canalone Centrale Nord). A quota 2900 m. circa si piega a sinistra, sempre in forte pendenza e su percorso meno friabile, per raggiungere un piccolo nevaio attraversabile senza alcuna difficoltà. Si prosegue sempre verso sud-sud-est su percorso non sempre obbligato per guadagnare la spalla della Cresta del Calcagnolo (alcuni segni e frecce a vernice arancione aiutano a rinvenire il tracciato in un delicato traverso verso destra con passaggi su roccette di I-II°). Guadagnata la cresta si procede per il suo largo groppone e con decisione verso Est (sinistra), giungendo in breve presso la Croce “Garlaschelli”; risalendo su sfasciumi su percorso ormai facilmente intuibile si giunge infine, in circa 20’, sull’ampio spiazzo della Croce di Vetta.
Tempo stimato di ascesa: 3 ore e 30’, 3 ore e 45’.

Discesa:
Terza parte
Partenza: vetta, 3163 m
Arrivo: auto e parcheggio, località di Soste, 1440 m
Profilo Altimetrico: discesa con dislivello complessivo di circa 1725 m
Tempo medio di percorrenza: 2 ore e 30’ sino al rifugio, 1 ora dal rifugio a Le Soste
Difficoltà: Alpinistica Facile, Turistica (dal Rifugio)

 

Ritrovo: Morbegno, sabato 17 ore 14,00 P.zza Stazione
Rifugio Chiavenna domenica 18 ore 7,30
Dislivello in salita: 1° giorno 650 m (da 1440 a 2042)
2° giorno 1121 m (da 2042 a 3163)
Difficoltà: Alpinistica facile F
Attrezzatura: Alpinistica, ramponi e picozza

Iscrizione: obbligatoria, entro giovedì 15 giugno, via e-mail info@caimorbegno.org oppure contattando:
Davide 335 6867355
Alda 338 1342563

 

VAL DI REZZALO

Per Domenica 11 giugno è prevista una facile escursione in Val d Rezzalo. La Valle, inserita nel territorio del Parco Nazionale dello Stelvio, ha conservato l’aspetto tradizionale, con le tipiche e pittoresche baite ed è ricca di flora e di fauna di grande bellezza ed interesse naturalistico. Si percorrerà una pista che fiancheggia il torrente Rezzalasco e, tra boschi di larici e pascoli, giunge fino alla piana di S. Bernardo, dove sorge la chiesetta omonima. Fitti boschi di larice, con ricco sottobosco di mirtillo e rododendro, accompagnano la strada fino a oltre i 2000 m. di Clevio. Qui il paesaggio assume un aspetto di alta montagna ed al bosco si sostituiscono i pascoli. Sul Passo dell’Alpe si possono ancora osservare i resti della linea fortificata militare, con gallerie, trincee e fortini. L’escursione potrebbe risultare abbastanza lunga; nel caso in cui partecipassero famiglie con bambini, o semplicemente persone non in grado di affrontare un lungo itinerario, il gruppo potrebbe essere diviso in due parti, con mete, e quindi lunghezze, differenti.

Caratteristiche: carrettabile ex-militare e mulattiera lungo la Val di Rezzalo
Segnaletica: cartelli del Parco Nazionale dello Stelvio
Partenza: Fumero 1465 m, abitato posto all’ingresso della Valle di Rezzalo, raggiungibile in auto staccandosi sulla destra della SS 38 dello Stelvio, poco prima di Le Prese.