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Martedì 10 settembre 2013

Cultura alpina Martedì del CAI: Casimiro Ferrari

Tornano anche i martedì del CAI. Il 10 settembre, alle ore 21, preso la sede ci sarà una serata su Casimiro Ferrari.
Tra alpinisti ormai celebri come star del cinema e assurti al rango di vere e proprie icone – Messner, Bonatti, Cassin, solo per fare qualche nome – ve ne sono altri la cui fama non ha oltrepassato di molto i confini del mondo alpinistico, pur a fronte di imprese a dir poco eccezionali, e di sicuro uno di questi è stato Casimiro Ferrari (1940-2001), forse il più grande alpinista italiano, se non del mondo, della generazione di mezzo tra quella di Bonatti e l’era moderna/contemporanea di Messner, alla cui vita purtroppo interrotta da un male incurabile Alberto Benini dedica Casimiro Ferrari, l’ultimo Re di Patagonia, completa e strutturata biografia di un “personaggio” nel senso più pieno del termine, lecchese di nascita e di vita e patagonico d’adozione.

A questa figura è stato dedicato il libro “Casimiro Ferrari, un sognatore dalla Grigna alla Patagonia”. Queste le motivazioni del libro, espresse dagli amici dell’estancia Punta del Lago:
“A dieci anni dalla morte di Casimiro Ferrari abbiamo voluto ricordarlo pubblicando una serie di immagini realizzate in quella Patagonia che il Miro amava e che ci aveva insegnato ad amare: quella dei grandi spazi, delle sconfinate dimensioni orizzontali che hanno saputo resistere al dilagare del turismo. Una terra dove rimane fortissimo il senso del viaggio e della scoperta. E dove, come in nessun altro luogo, Casimiro sapeva condividere i suoi sogni con compagni occasionali o con amici di provata fiducia.
Casimiro scalava le montagne per spalancare dalla vetta lo sguardo su altri orizzonti, per inventare nuove sfide. E sapeva amare con la stessa intensità il granito verticale, il ghiaccio ripido, le sconfinate solitudini glaciali e i percorsi dei pionieri, dei quali aveva deciso, in un modo tutto suo, di diventare l’erede. L’uomo che aveva salito la parete ovest del Cerro Torre, che sul Fitz Roy aveva scalato uno dei pilastri più belli del pianeta, che al Murallon aveva combinato dosi enormi di ostinazione, tecnica e coraggio, che al San Valentin, al San Lorenzo e al Riso Patron si era misurato con montagne immense oppure sconosciute, che aveva legato il suo nome a vie su magnifiche pareti, aveva scoperto alle loro pendici la dimensione orizzontale. Una dimensione che non aveva appagato la sua voglia di fare ed esplorare, ma piuttosto l’aveva dilatata, inglobandoci il desiderio di vivere da “estanciero”, un sogno dell’infanzia che aveva corso, come un fiume sotterraneo, sotto tutta la sua vita. Forte di tutti questi desideri, Casimiro aveva combattuto il cancro che lo consumava. Gli aveva tenuto testa in una sfida ostinata, animato da un gusto rapace per la vita. Dalla convinzione caparbia di avere ancora dei sogni da realizzare e che, finché si sogna, la rincorsa della morte rimane vana. Casimiro, oltre a saper sognare, sapeva anche far sognare: sapeva rendere gli altri partecipi del suo sogno o affidarlo ai loro cuori perché si realizzasse. E così ci siamo ritrovati sulle sue tracce per salire il Cerro
Campana o per tentare il Cerro Cono. La riuscita dei tentativi in fondo non è importante: conta essersi mossi sulle sue tracce, aver fissato gli occhi sulle montagne e sui panorami che lui ci aveva additato.”

Durante la serata verrà presentato il filmato
IL SOFFIO DEL JEFE, UNA STORIA A CAVALLO FRA DUE OCEANI (Italia 1988/2008, 60’ – Filmato a cura di Giuliano Maresi e Daniele Chiappa da immagini fotografiche originali)

La conferenza si terrà nella sede del CAI Morbegno, presso i giardini del Palazzo Malacrida, in via San Marco alle ore 21,00

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