Valli del Bitto
Pizzo Tre Signori
Posteggiata l’auto nel parcheggio a monte del complesso di edifici Enel (1085 m – cartelli), si imbocca, sulla destra della recinzione della centrale, la mulattiera che penetra nella Valle della Pietra. Si arriva al ponticello (1275 m) che si attraversa per passare sul versante sinistro orografico della valle. La pista si snoda ora con pendenza dolce, superando alcuni valloncelli laterali prima di inerpicarsi a tornanti lungo una stradina, in più punti lastricata, fino agli spazi aperti dell’alpe, dove si incontra la Casera di Trona Vaga (1830 m – 2.00). Continuando la salita in direzione Sud, si arriva alla Bocchetta del Varrone (2130 m – 2.40 h – cartelli), passando a monte dei vecchi e fatiscenti manufatti in cemento realizzati per la costruzione della diga dell’Inferno, visibile una cinquantina di metri più in basso.
Seguendo sul pendio detritico la traccia, resa evidente dai numerosi passaggi, si sale alla Bocchetta di Piazzocco (2252 m – segnalazioni) e, tenendosi sul versante occidentale della cresta, si rimontano le rocce arrotondate del lungo costolone nord-occidentale che digrada dalla cima del Pizzo dei Tre Signori. Oltrepassato il vasto pianoro che fa da basamento alle balze sommitali, risalite una scarpata detritica e alcune facili placche, si arriva sulla cima (2554 m – 4.00 h) dove troneggia l’imponente croce benedetta dal Cardinal Schuster nel 1935, prima della sua posa in opera.
Il panorama è a 360 gradi. Con condizioni atmosferiche ottimali, da qui sono visibili, oltre alle Retiche, all’Ortles e all’Adamello, i gruppi del Monviso, del Gran Paradiso, del Rosa, del Cervino, dell’Oberland bernese. Verso Sud, oltre la Valsassina e le Grigne, si può abbracciare con lo sguardo tutta la pianura lombarda, chiusa all’orizzonte dall’Appennino. Con un buon binocolo (ma sono intuibili anche ad occhio nudo) si individuano le arcate della Stazione Centrale di Milano ed è identificabile la posizione del Duomo con la Madonnina che, come vuole la tradizione orale, brilla illuminata dal sole (era sicuramente vero prima che la siepe dei grattacieli ne rendesse difficile l’individuazione).
Discesa – Si può scendere lungo la traccia di salita oppure, al fine di rendere l’escursione più varia e completa, per un’altra via. Raggiunto il sottostante pianoro, si piega a destra e, per fasce di detriti, dossetti rocciosi e canali, ci si abbassa alla Bocchetta dell’Inferno (2306 m – cartelli). Prendendo a sinistra lungo la valle, si contorna la sponda occidentale del lago dell’Inferno e si attraversa la diga. A ridosso di una costruzione abbandonata, il sentiero si abbassa rapidamente, fiancheggia l’ingresso di un’antica cava di ferro ed i resti di un forno di fusione e, digradando lungo una scarpata di sfasciumi rossastri, raggiunge la diga di Trona (1808 m). Percorso il muraglione, si scende alla sua base e, quindi, al letto del torrente, quasi sempre secco, che raccoglie le acque di sfioro del lago. Con andamento prima a destra, poi a sinistra, si scavalca il torrente su un ponticello di tronchi e si scende ad incrociare la strada di salita all’incirca ad una quota di 1600 m.
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